Norme a tutela dei funzionari giuridico-pedagogici del D.A.P. – Creazione di un ruolo tecnico ad hoc nel Corpo di Polizia Penitenziaria.
Martedì 17.11.2020, si è infatti dato avvio ad un processo che, qualora si traducesse in provvedimento legislativo, porterà a porre le basi per una svolta culturale finalizzata a conferire effettività alla funzione rieducativa della pena, a mezzo dell’effettivo riconoscimento di intraneità al Funzionario Giuridico-Pedagogico nei processi gestionali degli Istituti Penitenziari.
Tale funzionario, pur essendo formalmente perno centrale delle attività di osservazione e trattamento intramurari, in atto in concreto non ha attualmente margini per incidere nei processi suindicati.
Un lento processo di erosione, negli ultimi anni accelerato dalla conquista di importanti riconoscimenti per i Funzionari del Corpo di Polizia Penitenziaria non accompagnati purtroppo da una parallela valorizzazione del ruolo dei Funzionari G.P., ha infatti posto in concreto tale figura professionale ai margini dell’esecuzione penale intramuros.
Rammentando che anche per il Personale di Polizia Penitenziaria è prevista la partecipazione alle attività di osservazione e trattamento e da ciò discende una particolare specificità del Corpo di Polizia penitenziaria rispetto alle altre FF.OO., occorre portare all’interno del Corpo di Polizia Penitenziaria le condizioni per l’espressione e la valorizzazione dei diversi punti di vista sulla esecuzione penale intramuraria, a fronte di un quasi totale schiacciamento della figura del Funzionario Giuridico-Pedagogico.
Quanto sopra a mezzo della creazione di un Ruolo Tecnico ad hoc che assorba i Funzionari Giuridico-Pedagogici (Educatori Penitenziari presso il D.A.P.) con uno statuto che garantisca la piena esplicazione del ruolo di tale funzionario.
E’ una occasione storica per funzionalizzare l’esecuzione penale intramuraria, mercé la creazione delle basi per la maturazione di un senso di comune appartenenza e di un sentito reciproco riconoscimento dei ruoli tra operatori di Polizia Penitenziaria ed i funzionari dell’Area Trattamentale che faciliterebbero notevolmente la circolarità delle informazioni afferenti l’osservazione.
Quanto sopra infatti è necessario ed indispensabile per l’effettuazione di una efficaceosservazione della personalità dei condannati, per l’approntamento di funzionali percorsi trattamentali, per una corretta rappresentazione alla Magistratura di Sorveglianza degli esiti del percorso effettuato dagli osservandi e per il conseguimento della mission del reinserimento sociale.
Come costantemente suggerito da addetti ai lavori che quotidianamente operano negli Istituti Penitenziari, è necessario razionalizzare l’assetto organizzativo del personale che cura l’osservazione ed il trattamento, affinché le Strutture di esecuzione penale consentano effettivi processi di promozione di percorsi di ripensamento critico e di riavvicinamento ai valori etici violati.
Solo con il diverso assetto suggerito da questa associazione sarà possibile offrire credibili e condivisi percorsi di reinserimento sociale che si fondino sulla necessaria circolarità delle informazioni afferenti le dinamiche intramurarie.
L’attuale assetto dicotomico crea cieche contrapposizioni la cui soluzione discende dal potere contrattuale in concreto esercitato dagli attori in scena piuttosto che dall’individuazione del più opportuno punto di equilibrio deciso a seguito di un confronto tra operatori equi-ordinati, tradizionalmente portatori di istanze diverse.
Non sottacendo che con la proposta formulata i FF.GG.PP. conseguirebbero le sacrosante aspettative giuridiche ed economiche connesse allo svolgimento di un lavoro particolarmente usurante, si rappresenta che è soprattutto un interesse fondamentale dello Stato che le numerose centinaia di appartenenti all’AN.F.T. perseguono: la funzionalizzazione dell’esecuzione penale intramuraria rispetto al dettato costituzionale ed alle disposizioni sovranazionali in materia.
Trattasi peraltro di un assetto (quello attuale) che purtroppo ha favorito persino fenomeni di decontestualizzazione e facilitato la convinzione per taluni operatori di essere “altro” rispetto al sistema penitenziario.
Si ribadisce che la proposta di questa associazione è diretta a rendere effettivo il confronto tra diversi punti di vista nell’esecuzione penale intramuraria e la chiara previsione,nel ddl citato, del contrappeso dell’assoluta assenza di dipendenza gerarchica tra i FF.GG.PP. ed i dirigenti del Corpo, ne è una chiara conferma.
E’ necessario pertanto porre le basi per un nuovo equilibrio all’interno degli Istituti penitenziari ferma restando la necessità della dipendenza gerarchica di tutti gli appartenenti all’Amministrazione penitenziaria rispetto ai Direttori di Istituto quali garanti di tale auspicato equilibrio.
Disposizioni regolamentari e circolari dell’Amministrazione disporranno le condizioni che garantiranno una effettiva espressione e valorizzazione dei diversi punti di vista e gli opportuni accorgimenti per un funzionale espletamento delle attività di osservazione e trattamento ma occorre porre prima possibile una razionalizzazione dell’assetto organizzativo del personale, come descritto nel ddl all’esame della Commissione Giustizia del Senato, per dare l’avvio ad un processo di svolta culturale, di maturazione di un senso di comune appartenenza tra gli operatori più volte suindicati.
Apposito D.P.R., al quale rinvia il d.d.l. citato, individuerà, le più opportune misureafferenti l’abbigliamento degli appartenenti al Ruolo Tecnico in parola.
Il nuovo assetto proposto non potrà che avere altresì positive refluenze sul versante della specificità del Corpo di Polizia Penitenziaria e sul processo di umanizzazione della pena.
Caltanissetta 23.11.2020
Il Vice Presidente A.N.F.T. Ignazio Santoro
Il Presidente A.N.F.T. Stefano Graffagnino