Da servitori dello Stato nell’ambito di un sistema dell’esecuzione penale che deve garantire effettività alla funzione rieducativa della pena e deve essere impegnato ad assicurare in ogni caso l’umanizzazione della privazione della libertà personale in carcere, abbiamo vissuto le recenti notizie come un dramma che dovrebbe scuotere le coscienze di ogni cittadino.
Avremmo voluto fare silenzio, non dire alcunché su quanto diffuso dalla competente Autorità Giudiziaria e dai Media ma ci corre il dovere, nell’interesse dello Stato, di esporre quanto segue.
Da quasi 4 anni questa Associazione, che raccoglie diverse centinaia di Funzionari della professionalità giuridico-pedagogica dell’esecuzione penale intramuraria per adulti, rappresenta le disfunzionalità di sistema ed i rischi in esso insiti (vox clamans in deserto), a quasi un centinaio tra parlamentari, Sottosegretari, Ministri, Garanti e vari portatori di interesse rispetto all’esecuzione penale intramuraria e prospetta, quale ente esponenziale di addetti ai lavori e profondi conoscitori della realtà penitenziaria e dell’assetto organizzativo relativo, la soluzione per cambiare la cultura all’interno delle strutture dell’esecuzione penale.
Con profondo rammarico per non essere stata preso sul serio, questa Associazione ribadisce che il conferimento di concretezza al processo di umanizzazione della pena e di effettività alla funzione rieducativa della stessa passa necessariamente dalla valorizzazione del contributo tecnico da intranei dei Funzionari giuridico-pedagogici nel Corpo di Polizia Penitenziaria.
I gravi rischi insiti in un sistema di esecuzione penale intramuraria che lascia chiaramente intendere che si mira a fare del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria il Dipartimento della Polizia Penitenziaria ed in cui non si ravvisano logiche e strategie di specificità rispetto alla mission istituzionale fanno tremare i polsi ad ogni cittadino che creda nella Carta Fondamentale del nostro Paese.
Urge restituire simmetria tra i funzionari del Corpo ed i funzionari della professionalità giuridico-pedagogica al fine di ripristinare un equilibrio che è saltato e ciò non è possibile confutarlo!
Occorre infatti creare un pluralismo di punti di vista all’interno di tale Corpo attraverso la creazione di un apposito ruolo tecnico dei funzionari giuridico pedagogici, sganciato da qualsivoglia dipendenza gerarchica rispetto agli attuali appartenenti alla carriera dei funzionari di Polizia penitenziaria e giustapposto a tale ultimo ruolo ed attraverso la previsione di un sistema operativo diretto a favorire processi dialogici tra tali funzionari tutti.
Pertanto certe strumentalizzazioni di matrice ideologica operate da alcuni settori in ordine a tale proposta sono totalmente destituite di ogni fondamento e perfino ridicole.
Gli autori di tali strumentalizzazioni dovranno rendere conto alla storia!!!
Occorre pertanto dare impulso alla ripresa dei lavori della Commissione Giustizia al Senato in ordine al ddl n. 1754/S che è stato formulato al fine di avviare una svolta culturale all’interno degli Istituti penitenziari di un Paese che ha, anche agli occhi della comunità internazionale, il dovere di assicurare effettività alla funzione rieducativa della pena ed in ogni caso umanizzazione all’esecuzione della privazione della libertà personale in carcere.
Le questioni sollevate riguardano interessi fondamentali dello Stato la cui cura richiede un intervento urgentissimo.
Qualora il pregiudizio ideologico si rivelasse un ostacolo insormontabile per addivenire all’accoglimento della soluzione pragmatica contenuta nel ddl 1754/S, la politica è invitata ad individuare una soluzione altrettanto efficace per la valorizzazione, nei processi gestionali degli Istituti penitenziari, del contributo tecnico dei Funzionari della Professionalità giuridico-pedagogica e per il riconoscimento a 360 gradi della specificità del ruolo esercitato.
Il Vice Presidente A.N.F.T.
Dott. Ignazio Santoro
Il Presidente A.N.F.T.
Dott. Stefano Graffagnino