Crisi della funzione rieducativa della pena

Al Sig. Ministro della Giustizia
On. Avv. Alfonso Bonafede

Alla II Commissione Giustizia del Senato della Repubblica

Al Garante nazionale dei Diritti dei Detenuti

Ai Garanti Regionali dei diritti dei detenuti

Al SI.DI.PE. -Sindacato nazionale Dirigenti Penitenziari

Signor Ministro, ormai da tempo questa associazione cerca di illustrare lo stato dell’esecuzione penale negli Istituti penitenziari, nei quali si assiste ad un processo di consolidamento dello squilibrio determinato dalla istituzione della dirigenza di polizia penitenziaria a fronte della compressione dei funzionari dell’area educativa e, come è logicamente attendersi, della consequenziale compressione delle possibilità di incidere di questi ultimi nei processi gestionali degli Istituti penitenziari.
La S.V., anche recentemente innanzi alla Commissione Giustizia del Senato, ha fatto riferimento alla necessità di un innalzamento qualitativo della funzione rieducativa della pena, aggiungiamo noi in osservanza di quanto previsto dalla Carta Fondamentale e di quanto enunciato dalla Corte Costituzionale a dagli organismi sovranazionali.
Non abbiamo la presunzione di dirLe noi che l’attuale assetto organizzativo del personale degli Istituti penitenziari che attende al trattamento non potrà mai assicurare un significativo perseguimento della funzione risocializzante della pena.
Abbiamo presentato una proposta trasfusa in disegno di legge presentato sia alla Camera che al Senato che assicura il conseguimento di maggiore efficacia alla funzione rieducativa della pena ed attendiamo segnali di serio interesse del Governo a portare avanti la conseguente e necessaria riforma.
Considerato che financo si rilevano da parte dei Funzionari del Corpo di polizia penitenziaria veementi spinte verso un ulteriore inasprimento dell’assetto organizzativo del personale degli Istituti verso una direzione securitaria, chiedendo i Funzionari del Corpo di mettere in discussione la dipendenza gerarchica degli stessi rispetto ai direttori di Istituto, si chiede con urgenza un incontro con la S.V. al fine di consentirci illustrare qual’ è in concreto il modello gestionale negli Istituti penitenziari nel nostro Paese.
Si avverte fortemente il rischio compromettere in modo irreversibile la specificità del Corpo di Polizia Penitenziaria desumibile dalla disposizione di cui all’art. 5 – II comma del D.Lgs 395/90, nella parte in cui si prevede la partecipazione del Personale di Polizia Penitenziaria alle attività di osservazione e di trattamento rieducativo dei detenuti e degli internati.
Attendiamo riscontro in ordine alla richiesta di urgente convocazione della S.V. dei vertici di questa associazione.
Quanto sopra agli altri destinatari della presente, quale stimolo di operatori addetti ai lavori che quotidianamente vivono le dinamiche penitenziarie, per una seria riflessione sulle serie criticità in ordine alla rispondenza dell’attuale assetto organizzativo del personale che cura il trattamento penitenziario, rispetto a quanto logicamente funzionale all’osservanza del dettato costituzionale e dell’interpretazione che di quest’ultimo è stata fatta dalla Corte Costituzionale.
Un vulnus di rilevanza costituzionale è infatti già rilevabile nell’attuale sistema di esecuzione penale intramuraria a causa di un disfunzionale assetto organizzativo del personale che cura le attività di osservazione e trattamento.

Il Vice Presidente A.N.F.T.
I. Santoro

Il Presidente A.N.F.T.
Stefano Graffagnino

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