Autore: Francesco Biondo
Carceri: Ardita (Csm), ascoltare allarme funzionari trattamento
Carceri: Ardita (Csm), ascoltare allarme funzionari trattamento
(AGI) – Roma, 29 nov. – Va ascoltato l’allarme dei funzionari
del trattamento penitenziario secondo cui “il nostro impegno e’diventato pericoloso e insostenibile”. Lo afferma il togato del Csm Sebastiano Ardita dopo l’audizione svolta a Palazzo dei Marescialli in cui sono stati sentiti dirigenti e funzionari del trattamento. “Ogni funzionario del trattamento – e’ emerso dell’audizione svolta nell’ambito dei lavori della commissione del Csm sulla esecuzione penale presieduta da Sebastiano Ardita (presente anche il laico Stefano Cavanna) – ha in carico fino a 150 detenuti rispetto ai quali e’ chiamato a svolgere l’attivita’ di osservazione, e di trattamento e a redigere l’indagine sociofamiliare indispensabile per la relazione di sintesi”: un carico ingestibile “che comporta la redazione di relazioni che finiscono per essere burocratiche”, ma quelle relazioni sono alla base delle decisioni della magistratura, che deve giudicare sulla richiesta dei detenuti che vogliono anticipare l’uscita dal carcere. I funzionari hanno poi parlato dei gravi rischi che vengono affrontati ogni giorno senza avere il riconoscimento giuridico ed economico, ed hanno denunciato che i loro colleghi vengono aggrediti e minacciati sempre piu’ di frequente, nel silenzio generale; rischi che cresceranno con la necessita’ di “prevedere programmi di trattamento per detenuti mafiosi in ergastolo ostativo”. “Se non succede nulla di piu’ grave e’ solo perche’ la nostra utenza – e cioe’ i detenuti – non ha interesse a che cio’ accada, perche’ le condizioni di sicurezza in cui operiamo sono davvero basse”. Per questo, sottolinea il presidente della Commissione Sebastiano Ardita “e’ fondamentale dare ascolto alle loro istanze, come abbiamo fatto oggi, ed anche alla loro richiesta di maggior tutela dei loro compiti e di passaggio ai ruoli tecnici della Polizia penitenziaria”. I dirigenti penitenziari a loro volta hanno manifestato preoccupazione per la volonta’ “di espungere la dipendenza gerarchica dalla Dirigenza penitenziaria”, con riferimento alla proposta di dipendenza solo funzionale della polizia penitenziaria dai direttori d’istituto e hanno osservato
come “il direttore rappresenti il momento di equilibrio tra sicurezza e trattamento, e superare questa figura
significherebbe fare implodere un sistema che si fonda su un preciso equilibrio”. Nel rilevare come la mancanza di concorsi per dirigente abbia creato un vuoto di organico hanno annunciato che dopo 26 anni forse sara’ bandito un nuovo concorso ma esso non prevede un congruo numero di posti. “Il modello normativo
della dirigenza va ripensato con nuove figure ne fungano da catalizzatore e senza trasferimento di competenza da un centro all’altro come si e’ fatto finora” hanno concluso i dirigenti.
(AGI)Red/Oll
291821 NOV 19
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Audizione dell’ANFT presso il CSM – commissione mista
In data odierna l’ANFT, nella persona del Dott. Ignazio Santoro, ha partecipato all’audizione presso la Commissione Mista del CSM per lo studio dei problemi della Magistratura di Sorveglianza e dell’Esecuzione Penale, presieduta dal Dott. Sebastiano Ardita.
Segue copia del documento consegnato.
L’Associazione Nazionale Funzionari del Trattamento – A.N.F.T. – che rappresenta i funzionari giuridico-pedagogici dell’esecuzione penale intramuraria per adulti innanzitutto ringrazia questa Commissione per avere dato a questa categoria l’occasione di esporre una proposta, un contributo da addetti ai lavori finalizzato a rendere maggiormente effettiva la funzione rieducativa della pena.
Questa Associazione rappresenta di avere accolto favorevolmente i recenti interventi del Legislatore e dell’Amministrazione Penitenziaria finalizzati al coinvolgimento di un numero maggiore, rispetto al passato, di soggetti condannati in attività trattamentali, in particolare lavorative. Abbiamo infatti accolto favorevolmente la recente l’introduzione , tra gli elementi del trattamento, de “la partecipazione dei condannati ai progetti di pubblica utilità”. Sia perchè tale elemento si colloca all’interno di una cornice riparativa sia per le sue refluenze sul piano dellarisocializzazione.
Riteniamo nondimeno che ulteriori sforzi vadano fatti dal Legislatore al fine di favorire l’accesso alle attività trattamentali ed in particolare lavorative, di percentuale più significativa di soggetti ristretti. Attività lavorative che potranno anche essere prive di una remunerazione pecuniaria ma tuttavia supportate dalla previsione di appositi benefici premiali.
Sono noti a tutti gli alti tassi di recidiva riferibili a soggetti condannati che in carcere non sono stati coinvolti in attività trattamentali. Tuttora infatti la percentuale di soggetti ammessi ad attività trattamentali, di tipo lavorativo in particolare, appare decisamente da migliorare.
Consideriamo però di pari importanza, al fine di conferire maggiore effettività alla funzione rieducativa della pena, interventi legislativi diretti alla razionalizzazione dell’assetto organizzativo del Personale istituzionale dell’Amministrazione Penitenziaria, di quello che attende al trattamento dei soggetti in esecuzione penale intramuraria.
Da addetti ai lavori che vivono quotidianamente e direttamente le dinamiche penitenziarie, i F.G.P. hanno assistito alla crescita di altre figure professionali ed al mutamento degli equilibri intramurari.
Abbiamo atteso una risposta idonea da parte della politica ma in assenza di questa si è deciso di dar vita ad un organismo rappresentativo al fine di contribuire al ripristino dell’equilibrio tra i vari interessi coinvolti nell’esecuzione penale in carcere, di quell’equilibrio voluto dai costituenti, dal legislatore dell’O.P. e dagli organismi sovranazionali.
Da servitori dello Stato rileviamo la necessità di intervenire legislativamente al fine di impedire una deriva autoreferenziale delle professionalità che interagiscono con i soggetti reclusi e, quindi, di creare un assetto organizzativo che favorisca il declinarsi di processi di interazione circolare che, partendo dall’agevolazione di un senso di comune appartenenza tra gli operatori, favorisca una osmosi culturale-professionale tra gli stessi e, quindi, la maturazione in tutti gli operatori, di Polizia Penitenziaria e nei funzionari giuridico-pedagogici, della consapevolezza e convinzione delladoverosa contestuale considerazione dei diversi interessi pubblici coinvolti nell’esecuzione della pena e della necessità di armonizzare funzionalmente le istanze di sicurezza e quelle di risocializzazione dei condannati.
L’attuale assetto organizzativo del personale istituzionale che attende al trattamento dei detenuti, che prevede da una parte gli operatori di Polizia Penitenziaria e dall’altra i funzionari giuridico- pedagogici, questi ultimi appartenenti al pubblico impiego privatizzato (Comparto Funzioni Centrali) si configura piuttosto dicotomico e non ha ad oggi favorito un significativo senso di comune appartenenza tra le due categorie.
Ciò non favorisce la circolarità delle informazioni, tra i suddetti operatori, afferenti ai detenuti ed alle dinamiche penitenziarie.
Si corre conseguentemente il rischio di approntare poco proficui processi di osservazione della personalità dei condannati e programmi trattamentali poco efficaci.
Di non minore importanza è il rischio di rappresentare alla Magistratura di Sorveglianza un processo di risocializzazione non corrispondente alla realtà.
Si assiste spesso a contrapposizioni irriducibili tra istanze di sicurezza ed istanze di risocializzazione che sembrano sintomatiche del mancato perseguimento, da parte di tutti gli operatori, di un’unica mission istituzionale, vale a dire l’inclusione sociale del reo.
In atto la categoria è molto preoccupata per la prospettata cristallizzazione legislativa di un dualismo nel governo degli II.PP., con una presumibile compressione del pilastro costituito dalle aree educative delle Strutture Penitenziarie.
Riteniamo necessario piuttosto un intervento diretto a riequilibrare i due pilastri, quello Educativo e quello della Sicurezza ed al contempo lasciare i Direttori di Istituto garanti dell’armonizzazione tra sicurezza e risocializzazione.
Non è più procrastinabile la creazione di un ruolo tecnico dei funzionari giuridico-pedagogici, sganciato tuttavia da rapporto gerarchico con i funzionari del Corpo di Pol. Pen. e subordinato invece al direttore di Istituto, al fine appunto del ripristino di equilibri già parzialmente mutati nei fatti.
Tale strumento tecnico proposto dall’A.N.F.T., diretto a conferire maggiore effettività alla funzione rieducativa della pena e che non potrebbe che avere positive refluenze sul processo di umanizzazione della stessa, è stato considerato funzionale dai vertici dell’Amministrazione Penitenziaria.
Tale proposta è stata presentata dall’Amministrazione Penitenziaria in occasione del Tavolo sul Riordino delle carriere delle Forze di Polizia e delle FF.AA. ma la stessa non ha trovato condivisione nelle componenti delle altre forze presenti al tavolo.
Tale intervento del Legislatore costituirebbe recepimento della Regola n. 79 contenuta nella Raccomandazione del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa R(2006)2, che esorta gli Stati aderenti ad estendere agli operatori penitenziari, quali sono ovviamente anche i F.G.P., i benefici previsti per le FF.OO., ed innescherebbe una significativa spinta motivazionale riconducibile alla valorizzazione della categoria.
Per la nostra categoria si tratta di una parentesi molto difficile, caratterizzata da condizioni di lavoro molto gravose. In diversi II.PP. la collaborazione all’osservazione dei condannati, da parte dei Funzionari di Servizio Sociale, si è ridotta notevolmente a seguito dell’introduzione dell’istituto della messa alla prova e sulla scorta di protocolli locali che in alcuni casi consentono a tali funzionari di non effettuare più colloqui con la popolazione detenuta e di espletare le indagini socio-familiari a seguito della trasmissione, da parte dei Funzionari giuridico-pedagogici, di schede di rilevazione degli elementi socio-familiari ad opera degli stessi operatori intramurari (F.G.P.).
In alcuni distretti si verificano persino diversi rinvii nella celebrazione delle udienze nei procedimenti di sorveglianza incardinati presso i Tribunali o casi di impossibilità, per il Magistrato di Sorveglianza, di pronunciarsi nel merito di istanze di permesso-premio, per mancato espletamento dell’indagine socio-familiare, ritenuta non prioritaria.
Facile immaginare quali possano essere le refluenze della frustrazione degli utenti, per tale mancata definizione dei procedimenti, sulla relazione utente-F.G.P..
Tali Funzionari infatti sono considerati, dalla popolazione detenuta, quale punto di riferimento nel processo di risocializzazione finalizzato al ritorno nella società libera.
Il Presidente A.N.F.T. Stefano Graffagnino
Il Vice Presidente A.N.F.T. Ignazio Santoro
COMUNICATO STAMPA DEL 05.10.2019
La scrivente Associazione esprime solidarietà ai colleghi educatori e poliziotti penitenziari del carcere di Trapani, coinvolti ieri in un increscioso episodio di violenza, che ha sfiorato la tragedia. Durante un Consiglio Disciplina infatti, un detenuto con problemi psichiatrici ha ferito l’agente presente con una spranga di ferro e stava per scagliarsi contro i due funzionari giuridico-pedagogici e la psicologa. Il pronto e fulmineo intervento del funzionario giuridico-pedagogico che presiedeva il Consiglio, ha bloccato il detenuto evitando che continuasse nella sua violenta azione e permettendo altresì all’altro educatore e alla psicologa presenti, di fuggire dalla stanza e chiamare soccorso.
Episodi del genere purtroppo sono all’ordine del giorno nelle carceri italiane, mettendo a serio rischio l’incolumità di quantiogni giorno vi lavorano, funzionari giuridico pedagogici e polizia penitenziaria. Come operatori del trattamento non possiamo e non vogliamo più vivere nel silenzio tali rischi, rimarcando ancora una volta che la nostra categoria, alla quale si nega ad oggi il meritato ed invocato riconoscimento della particolare specificità, espleta la propria attività professionale per il raggiungimento delle finalità istituzionali, ed attraverso l’azione rieducativa del reo, produce sicurezza sociale.
Il Presidente ANFT
Stefano Graffagnino
L’A.N.F.T. COMUNICA LO STATO DI AGITAZIONE
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Giuseppe Conte
Al Ministro della Giustizia
Alfonso Bonafede
Al Sottosegretario di Stato alla Giustizia
Vittorio Ferraresi
Al Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria
Francesco Basentini
Al Presidente della Commissione sulle Carceri del C.S.M.
Sebastiano Ardita
Ufficio Coordinamento e pianificazione forze di Polizia
Al coordinatore del tavolo tecnico interforze per il riordino delle carriere
Dirigente Generale Dr. Maurizio Ianniccari
Alla Commissione di Garanzia per il diritto allo sciopero
Oggetto: comunicazione stato di agitazione.
Con la presente questa associazione, che ha come scopo statutario la tutela di interessi di categoria e dei singoli associati, afferenti il profilo professionale di Funzionario Giuridico-Pedagogico e primo tra gli obiettivi ottenere riconoscimento della specificità del ruolo, pone in rassegna quanto segue.
Da diversi mesi è in corso un dialogo tra questa associazione ed i vertici politici e di alta amministrazione del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria in ordine alla necessità della istituzione, nell’ambito dell’organico della Polizia Penitenziaria, di un ruolo tecnico ricomprendente il profilo dei funzionari del trattamento.
Nella piena convinzione di rendere organico e sistematico il contributo professionale e di esperienze che tale profilo fosse in grado di procurare al corpo di Polizia Penitenziaria, l’Amministrazione, in sede di Tavolo sul Riordino delle carriere delle Forze di Polizia, ha proposto e ribadito tale necessità.
A fronte di tale evidenza, documentata nella piattaforma associativa, le altre componenti del Tavolo suindicato, non hanno condiviso, e non ne sono neppure immaginabili le motivazioni, la proposta.
L’accoglimento della suindicata proposta, oltre a rispondere ad un interesse dello Stato, determinerebbe un adeguato riconoscimento in senso giuridico ed economico della specificità del ruolo dei funzionari giuridico pedagogici nell’esecuzione penale intramuraria, che rivestono un ruolo centrale nelle attività intramuros di osservazione e trattamento dei soggetti condannati e di rilevazione dei bisogni degli stessi e consentirebbe allo Stato italiano di aderire alle esortazioni contenute nelle Regole Penitenziarie Europee deliberate dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa e contenute nella Raccomandazione agli Stati membri R (2006)2.
La regola n. 79 di tale raccomandazione prevede, infatti, l’attribuzione agli operatori penitenziari, quali sono senza ombra di dubbio anche i Funzionari Giuridico-Pedagogici, i benefici spettanti agli appartenenti alle Forze dell’Ordine. Infatti, la natura complessa dei compiti, lo svolgimento degli stessi all’interno di un Istituto Penitenziario, i rischi connessi e la responsabilità sociale discendente dall’esercizio di tale ruolo, giustificano un trattamento giuridico ed economico ben diverso dall’attuale.
Posto quanto sopra, nell’auspicio che il Consiglio dei Ministri nell’esercizio, entro il 30 settembre venturo, della delega per il riordino dei Ruoli delle Forze di Polizia, proceda alla creazione, all’interno del Corpo di Polizia Penitenziaria, del citato Ruolo Tecnico dei Funzionari del Trattamento, all’interno del quale fare confluire i Funzionari Giuridico-Pedagogici del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria;
considerato che la scrivente associazione ha più volte richiesto una audizione presso il Tavolo Tecnico sopra indicato, al fine di esplicitare le innumerevoli convincenti motivazioni tecniche che rendono la creazione del Ruolo suindicato una necessità;
atteso che non sono state neppure accolte le richieste di audizione da parte dell’organo tecnico interforze sopra citato,
Questa Associazione comunica lo stato di agitazione di categoria, in vista di svolgere confronti interni a questo ente al fine di definire un percorso di protesta che possa giungere all’adozione delle diverse possibili e legittime forme di protesta financo lo sciopero di categoria.
Caltanissetta 23.09.2019
Il Presidente A.N.F.T.
Stefano Graffagnino
Comunicato Stampa
L’ANFT (Associazione Nazionale Funzionari del Trattamento) con il presente comunicato esprime profonda solidarietà e vicinanza ai colleghi della Polizia Penitenziaria in servizio presso la Casa lavoro di Vasto, brutalmente aggrediti nelle scorse ore da un internato affetto da problemi psichiatrici.
Purtroppo, episodi come quello di Vasto, da tempo rappresentano la quotidianità lavorativa del personale di Polizia Penitenziaria e dei Funzionari Giuridico-Pedagogici, sempre più oggetto di insulti, aggressioni fisiche e verbali nonché minacce più o meno velate da parte della popolazione detenuta.
Si tratta di eventi che gettano un’ombra inquietante sulla sicurezza degli operatori penitenziari (appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria e Funzionari Giuridico-Pedagogici) e sulla possibilità di svolgere in condizioni accettabili il delicato compito istituzionale assegnato al personale che opera all’interno dei reparti ed interagisce con l’utenza penitenziaria.
L’ANFT, nel ribadire la propria solidarietà ai colleghi della Polizia Penitenziaria, rende noto sin d’ora che non mancherà di intraprendere tutte le iniziative, nelle piazze, nelle opportune sedi istituzionali ed innanzi all’opinione pubblica, per la difesa ed il sostegno di tutti gli operatori penitenziari che, in ragione delle significative difficoltà che discendono da un lavoro significativamente usurante e pericoloso per l’incolumità fisica, in quanto a contatto con l’utenza intramuraria e scaturigine di responsabilità di diverso tipo, vivono condizioni di lavoro sempre più difficili per nulla compensate da specifico riconoscimento giuridico ed economico.
Non è tollerabile che fedeli servitori dello Stato, che operano per il raggiungimento di fini così importanti per lo Stato stesso, quali la rieducazione del reo e la sicurezza della cittadinanza tutta, debbano quotidianamente operare in contesti in cui è a rischio continuo l’incolumità degli stessi e nessun riconoscimento viene operato.
Caltanissetta 28.06.2019
Il Presidente A.N.F.T.
Stefano Graffagnino